Relazione Genitore-Figlio e collusione fra partners
Dinamiche relazionali dalla prima infanzia alla coppia
Solo attraverso lo studio psicologico delle relazioni primarie e delle prime fasi dello sviluppo si può capire cosa spinge un individuo a scegliere un partner piuttosto che un altro. Gli studi psicologici hanno sempre più valorizzato il rapporto della diade madre-figlio come punto di partenza di possibili problematiche future dell’individuo. E’ importante lo studio delle relazioni infantili, poichè carenze o bisogni nei primi anni di vita si trasformano spesso in età adulta nella ricerca di figure di attaccamento e di appoggio, proprio per sopperire a queste mancanze. Non è detto che due partner non possano maturare insieme dopo una unione formatasi su reciproci bisogni connessi a mancanze del passato , ma è altresì facile che se la coppia non matura questi bisogni possa essere destinata alla rottura. Una coppia che si incontra sulla soddisfazione di bisogni maturi e consapevoli avrà sicuramente più probabilità di creare una relazione capace di far emergere, riconoscere ed accettare i bisogni di entrambi i partners, che non devono necessariamente essere gli stessi. Una delle maggiori difficoltà nei rapporti di coppia è quella di accettare di essere in un certo senso “separati in amore” e cioè poter accettare il partner nella sua diversità da noi e soprattutto non rinunciare alla propria persona per un altro. Nessun rapporto umano si avvicina quanto il rapporto di coppia a quell’intimità che c’era nell’infanzia tra genitore e bambino. Nasce quindi naturale un parallelo tra le cure infantili ed i rapporti di coppia poichè è facile che le modalità relazionali adottate all’interno della famiglia di origine si ripresentino tali e quali nella relazione di coppia. Spesso, infatti si pensa di poter risolvere modalità relazionali frustranti abbandonando la famiglia di origine per rifugiarsi nella convivenza con il partner, ma questa molte volte è solo un’illusione, in quanto questi comportamenti, ormai consolidati, non si abbandonano così semplicemente. Nella letteratura sulle relazioni tra partners si parla frequentemente di collusione. Questo termine, che deriva dal latino cum ludere, oltre al significato di giocare insieme ha quello di ingannare, di stare al gioco e di autoingannarsi: si tratta di una complicità inconscia tale per cui ciascuno dei partners, sulla base delle proprie fantasie e sui bisogni creati da carenze affettive, attribuisce all’altro ruoli che non sempre coincidono con la realtà. L’interscambiabilità dei ruoli è un requisito necessario ai fini di una buona crescita della coppia, in caso contrario, si entra in “collisione”. L’individuo, non avendo appreso attraverso i rapporti con il genitore a superare in modo adeguato i conflitti relazionali, resterà spesso legato ad angoscia, vergogna e sensi di colpa come unici modelli relazionali. Egli cerca spesso di riaffrontarli per liberarsene nella scelta di un partner. Ma è bene sottolineare che molto probabilmente queste aspettative saranno deluse in quanto, usando le stesse armi, incontrerà esattamente le stesse difficoltà avute nell’infanzia con i genitori. Jurg Willi e J. Baldaro Verde hanno focalizzato diversi tipi di collisione. Tra queste, la collusione narcisistica, che riguarda lo sviluppo del sè. I narcisisti scelgono il partner inferiore per personalità ed intelligenza ed i narcisisti complementari rispondono appieno a queste aspettative avendo un’autostima negativa, rinunciando all’esigenza di sviluppare il proprio sè. I partners si completano, si sono però in questo modo chiusi nei loro meccanismi di difesa creando una relazione collusiva. Date le capacità del narcisista di dissociarsi dai sentimenti non è difficile che abbandoni il partner, al contrario, il partner complementare è facile gli rimanga fedele, pensando di essergli indispensabile anche negli anni dopo la fine della coppia. La collusione orale è invece rappresentata da un partner madre ed uno bambino: il primo dovrebbe manifestare un’estrema disponibilità ad aiutare l’altro senza pretese, il secondo, molto bisognoso di aiuto, non dovrebbe mai ricorrere alle proprie forze. Chi presenta un carattere orale esprime nella scelta del partner la richiesta di uno che dia senza limiti, che assista e curi in modo materno. I due partners si completano in maniera ideale: questo tipo di relazione è un tentativo di guarigione reciproca ma è un comportamento regressivo che a lungo andare porta ad una riduzione dell’autostima. Poi vi è la collusione edipica in cui si ha a che fare con il processo di identificazione con il genitore di sesso opposto e di contro-identificazione con quello dello stesso sesso. Jurg Willi dice che amore e odio per il genitore del sesso opposto si intrecciano in ogni relazione fra partner; ognuno rivive nell’altro la vecchia relazione edipica. Si può evidenziare una componente edipica non risolta quando la scelta del partner è volta a persone che somigliano al genitore del sesso opposto. La Baldaro Verde evidenzia anche come scoglio fondamentale per il superamento di questa fase la necessita di reintegrare la sessualità, che era stata scissa tra una corrente di tenerezza ed una erotica; questa reintegrazione dovrebbe essere accompagnata da una buona gestione dell’ambivalenza, cioè dall’accettazione di opposti sentimenti diretti verso la stessa persona, in modo che non ci si senta in colpa quando si provano sentimenti ostili verso la persona amata. Insomma, tra le qualità del partner trova enfasi ciò che corrisponde agli aspetti dissociati e rimossi del proprio sè, i quali vengono trasferiti sull’altro per meglio difendersene. Il rapporto di coppia è un momento molto delicato nella vita di ogni individuo e la sua riuscita dipende in larga misura da aspettative personali che ogni partner ha nei confronti dell’altro. Molte persone si aspettano nel rapporto con il partner la risoluzione di tutti i loro problemi, si danno completamente in una relazione, ma vogliono altrettanto in cambio. Abituati sin da piccoli a lottare per conquistarsi l’amore dei genitori, hanno imparato a modificare il loro comportamento per attirare l’attenzione degli altri su se stessi e spesso ripetono questo comportamento anche con il partner. Si potrebbe quasi affermare che è come se queste persone cercassero di essere risarcite attraverso la relazione di coppia, di tutti i danni che sono stati loro procurati dal passato. Questo non avviene se le persone hanno un passato ricco di esperienze armoniose, una mamma affettuosa, un padre attento e disponibile, sicurezze affettive ed intellettuali e soprattutto approvazione da parte della loro famiglia. Se uno dei sue partners ha avuto un’infanzia così è sicuramente più in grado di sostenere l’altro, ma se sono entrambi in questa posizione sarà più facile creare l’armonia all’interno della coppia, in quanto nessuno dei due chiederà all’altro di compensare ciò che non ha avuto prima. Se si chiede all’altro quello che non si è riusciti a realizzare da soli è probabile che il rapporto sia pieno di aspettative sproporzionate rispetto alle reali possibilità di appagamento e si può quindi finire per incolpare il partner delle proprie mancanze facendo sì che il rapporto sia solo carico di delusioni.