PsicoFotografia Proiettiva
Un varco nell’inconscio
La PsicoFotografia Proiettiva contempla alcune pratiche della psicoterapia volte a sbloccare problematiche individuli o relazionali che risultano altrimenti inaccessibili all’analisi poiché nascoste alla percezione del soggetto.
La Fotografia che per definizione “riprende” la realtà, o quantomeno l’impressione di realtà, si presta molto bene a tale scopo. Anche l’obbiettivo della macchina fotografica cattura la realtà attraverso un sistema di proiezioni, e la restituisce ai nostri occhi certificandola.
La fotografia, a seconda di chi la osserva, crea diverse prospettive di significato.
L’informazione sensoriale è come se “accendesse” rappresentazioni mentali specifiche che conducono ad una dimensione psicologica più profonda.
Il processo proiettivo, associativo, emozionale che si innesca consente di entrare in dialogo con se stessi e con il proprio vissuto attraverso una sorta di metafora visiva. Si tratta di un gioco “lacaniano” che pone il soggetto come di fronte ad uno specchio interiore.
In quest’ottica, la fotografia, può essere utilizzata a scopo terapeutico in quanto veicolo non verbale per accedere, esplorare e comunicare emozioni, stati d’animo, ricordi e pensieri talvolta difficili da esprimere.
La PsicoFotografia Proiettiva è una pratica affascinante in cui entrano in gioco proiezioni soggettive, aspetti valoriali ed emozionali attraverso i quali il soggetto ha modo di far emergere ciò che altrimenti risulta bloccato a livello emozionale.
Si tratta di una nuova frontiera della psicoterapia che, oltre ad esplorare il linguaggio verbale e non verbale, oggi più che mai, nell’era digitale, si avvale sempre più dell’immagine, sulla quale si può giocare una partita a più sponde, perché la fotografia è anche interpretazione.
D’altra parte molti sostengono che, viceversa, per essere un buon fotografo, bisogna essere anche un po’ psicologi!